+3409136977  Via dell'industria, Palazzo Velathri, Cecina (LI) rubino.luca@hotmail.com  PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA CECINA

Hikikomori: il ritiro sociale in adolescenza.

Hikikomori: staccare la spina non è la soluzione!

Sempre più spesso durante l’adolescenza e la giovane età adulta si possono riscontrare casi di ritiro sociale in cui i giovani tendono ad abbandonare la scuola, a lasciare il lavoro e a precludersi qualsiasi attività di socializzazione rinchiudendosi in casa.

In Giappone tale fenomeno è conosciuto con il termine Hikikomori che tradotto vuol dire “stare in disparte, isolarsi”. Descritta per la prima volta negli anni novanta dallo psichiatra Saito Tamaki, tale condizione determina nell’adolescente una propensione a porsi in una situazione di isolamento protratto nel tempo con lo scopo di ritirarsi dalla vita sociale.

Pur essendo un comportamento molto diffuso nella società nipponica (in cui si stimano oltre un milione di giovani coinvolti), il ritiro sociale sta avendo una diffusione sempre maggiore anche in Italia e più in generale in Occidente. E’ una condizione nuova per la nostra società, rappresenta una condotta adolescenziale inattesa e fino ad oggi piuttosto inusuale.

Le caratteristiche del giovane Hikikomori.

Il giovane Hikikomori nella maggior parte dei casi è maschio, ha un’età che va dai 14 ai 30 anni ed è figlio unico. E’ un ragazzo che nel corso della propria vita arriva ad un certo punto a stabilire che per lui è meglio evitare le relazioni “reali”. Di fatto il giovane non frequenta più gli amici, non incontra più persone dell’altro sesso e molte volte evita anche il contatto con i propri familiari. Tende ad invertire il giorno e la notte e, nella maggior parte dei casi, passa svariate ore connesso ad internet.

Le cause del fenomeno.

In letteratura vengono descritte varie possibili cause tra cui: insicurezza e senso di inadeguatezza, vergogna rispetto al proprio corpo, scarsa motivazione, eccessive sollecitazioni competitive, fallimenti scolastici, episodi di bullismo, pressioni eccessive, difficoltà relazionali e bassa autostima; tuttavia è opportuno valutare ogni singolo caso per identificare in maniera adeguata i fattori che incidono sulla comparsa e sul mantenimento del disturbo.

E’ giusto “staccare la spina”?

In alcuni casi l’esagerato utilizzo della rete può essere visto come meccanismo che in parte mantiene il disturbo, tuttavia in molte circostanze si configura come una conseguenza adattiva che permette al giovane di rimanere in contatto con il mondo esterno. Può essere utile cercare di comprendere meglio in che modo il ragazzo utilizza internet e la realtà virtuale, in questo modo è possibile conoscere quali sono le sue passioni, le sue aspirazioni, quali componenti della personalità riesce ad esprimere sul web e con i videogames e quali invece risultano inibite all’interno dei contesti sociali “reali”. Staccare la spina dunque non è una soluzione adeguata.

Quale aiuto si può fornire?

Conoscere la realtà virtuale in cui il ragazzo è immerso potrebbe agevolare la riattivazione di una relazione con l’adulto altrimenti preclusa.

Internet come strumento non andrebbe demonizzato, può risultare infatti un importante mezzo per tentare un primo contatto con il ragazzo.

Risulta fondamentale riuscire a sospendere il giudizio rispetto ai comportamenti del giovane e cercare di comprendere quali sono le sue difficoltà e da dove hanno origine.

Nel caso in cui si richieda l’aiuto di uno psicologo e il giovane non sia disposto a lasciare la sua stanza è possibile prevedere che sia il professionista ad andare dal ragazzo.

In ogni caso è indispensabile il coinvolgimento e la collaborazione dei familiari.

Please follow and like us:
fb-share-icon
Hikikomori: il ritiro sociale in adolescenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su